Biografia
Esponente di spicco del teatro italiano, come produttore e come organizzatore, ma anche come artista, dopo aver fondato con Testori la compagnia, ne divenne il presidente, succedendo allo scrittore e drammaturgo, fino al 1998.
Banterle, nato a Milano nel’56, si innamorò del teatro all’università, grazie al professor Sisto Dalla Palma. Mentre frequentava il secondo anno di lettere all’Università Cattolica mise in piedi, prima, un laboratorio teatrale e riunì, in seguito, un gruppo di compagni con l’intento di dar vita a una vera a propria compagnia.
Mosse i suo primi passi nel mondo della regia con il drammaturgo Diego Fabbri, nel ’78 e – successivamente – divenne aiuto regista di Maurizio Scaparro, all’epoca mostro sacro del teatro italiano. Nel ’79 incontrò Giovanni Testori, grazie al quale si consolidò la consapevolezza della sua vocazione teatrale.
Con lui si stabilì un fruttuoso rapporto di collaborazione durato oltre quindici anni. Fu regista di molti suoi testi, come Interrogatorio a Maria (1979), Factum est (1981), Post Hamlet (1983); gli fece da bracco destro, inoltre, nella regia di testi quali Confiteor (premio IDI, 1987), In exitu (1988), Verbò (1989), Sfaust (1990) e Sdisorè (1991), realizzati per Franco Branciaroli, figura eminente del teatro testoriano. Per Gli Incamminati firmò anche la regia de I quattro quartetti e Cocktail Party di Thomas Eliot.
Negli anni ’90 la sua fama esce dai confini nazionali, grazie a prestigiosi ruoli assunti all’intero di svariati teatri: fu direttore e gestore, dal 1993, del Teatro Manzoni di Monza, dal ’96 del Teatro Giuditta Pasta e direttore dell’Estate Teatrale Veronese. Fu inoltre consulente di UTIM (Uffici teatrali italiani) e seguì sino alla fine la programmazione dei principali eventi dei più importanti teatri di Lombardia, Liguria, Piemonte. E’ stato anche vicepresidente dell’Ente Teatrale Italiano, dal 2005 al 2010, vicepresidente del Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa, Membro della Consulta per il Teatro della Regione Lombardia e del direttivo dell’Associazione Giovanni Testori.
Secondo un ritratto di Luca Doninelli, Banterle fu, tra tutti, quello che maggiormente riuscì a immedesimarsi nella poetica testoriana, nonostante un carattere decisamente distante da quello del maestro. «Se gli Incamminati esistono – scriveva di lui Doninelli -, lo devono anche alla sua capacità di compiere sacrifici che ben pochi avrebbero avuto il coraggio fare».